Esattamente di fronte alla torre del Municipio di Piazza del Popolo a Latina si aggira una sciarpa neroblù con uno stemma inconfondibile della squadra della città. Un leone alato di San Marco. Quella sciarpa ha un nome e un cognome: Sandro Vanini. E’ lì che aspetta all’ombra del portico del Bar Poeta l’arrivo del capitano della sua squadra del cuore, Matteo Bruscagin. C’è un bel sole, non fa freddo e siamo assolutamente lontani dall’orario di partite, eppure Sandro non si priverebbe per nessuna ragione di quella sciarpa che porta con tanta fierezza attorno al collo. “Perché io sono ultras 7 giorni su 7. In senso buono, sia chiaro. Perché io non rinnego questi colori e la mia passione”. Ha 52 anni e da 45 frequenta lo stadio Francioni da tifoso del Latina.
Dopo pochissimo arriva Bruscagin. I due si conoscono, ma soltanto di vista “Perché io sono di quelli che va al campo di allenamento per vedere i miei idoli, ma senza mai essere invadente”, precisa Sandro. “Però il tuo striscione su due aste lo vediamo sempre”, replica Matteo con un bel sorriso. E infatti, alle spalle di Sandro, troneggia il suo “attrezzo da lavoro”. Matteo è curioso e incalza. “Fin da quando frequentavo lo stadio San Siro da tifoso del Milan sono sempre stato affascinato dal mondo della curva e di tutto quello che c’è attorno alla preparazione di una coreografia”. Invito a nozze per Sandro che in men che non si dica srotola i laccetti che tengono piegato il suo “due aste” e inizia a illustrare la sua opera. “In realtà adesso fanno di più di ragazzi perché io con il lavoro ho più impegni, ma ci sono giorni e giorni dietro ad uno striscione o a una coreografia”. Matteo è sempre più incuriosito e lo provoca. “E per il derby con il Frosinone che ci preparate?”. Sandro è a metà tra lo spiazzato e l’emozionato. Vorrebbe dire, ma a mezza bocca: “Guarda, ti posso solo dire che ho in mente una cosa grossa. Una cosa speciale, ma non ti posso rovinare la sorpresa”. E così cambia subito discorso. “Di te mi ricordo al primo derby. Sei entrato a 2’ dalla fine al posto di Giacomini. E quel derby lo vincemmo pure”. Matteo Bruscagin, che a Latina è arrivato nel 2012, se lo ricorda eccome quel derby col Frosinone. “Ed è stato l’ultimo vinto, ahinoi”.
Guarda il videocon le interviste e il braccio di ferro tra Bruscagin e Vanini
Da Piazza del Popolo inizia una bella camminata verso il Palazzo “M”, con Sandro che illustra la città e Matteo che continua a fare domande. “Come è nata la tua passione per il Latina?”. Il tifoso non crede ai suoi occhi, probabilmente questa domanda la aspettava da tutta la vita. “Ho fatto il mio esordio al Francioni nel ’72, facevamo il campionato di serie D e giocavamo contro il Sora e da lì è stato amore a prima vista per i colori della mia città”. Ma oltre alla gare casalinghe Sandro è anche uno da trasferte. “Ne ho fatte 280, me ne mancano 20 e arrivo a 300. Con quel traguardo mi spetterebbe la tessera onoraria. Speriamo che me la diano”. Matteo lo rasserena. “Non ti preoccupare: mi occuperò io personalmente di parlare con la società per fartela avere, un tifoso come te la merita per davvero”. Sandro non si trattiene e lo abbraccia.
Un attimo di emozione proprio all’arrivo al Palazzo “M”, quello costruito in epoca fascista con la forma dell’iniziale di Mussolini. E arrivati lì sotto Sandro chiede a Bruscagin il perché del numero 3 dietro la maglia. “E’ il giorno della mia data di nascita”, Sandro interrompe perché la conosce a memoria, poi lo lascia continuare. “E perché non rinnego la mia fede milanista ed il 3 è stato il numero di Maldini”, ma non solo. “Nell’anno della Lega Pro, quando non c’erano i numeri fissi, da terzino sinistro avevo spesso la maglia numero 3 e quando poi siamo saliti e abbiamo potuto scegliere ho voluto confermarlo”.
C’è tempo ancora per qualche foto, un abbraccio e la promessa della tessera onoraria alle 300 trasferte. Matteo e Sandro si salutano come se si conoscessero da sempre. La sciarpa si incammina verso una direzione, il capitano del Latina dall’altra.
(di Bruno Majorano)