Non ci stancheremo mai della classe di Menez

Anche in questa stagione di Serie BKT Menez si sta distinguendo per una qualità fuori categoria

Nella foto LaPresse Jeremy Menez

 

Al minuto 52 del 98° Derby calabrese tra Reggina-Cosenza, il fantasista francese degli amaranto Jeremy Menez prende palla sulla trequarti, fa un paio di finte per disorientare gli avversari, compie due passi in avanti verso la porta, scarta, elude il recupero disperato di Voca e, con una rasoiata secca e precisa, infila il pallone all’angolino basso alla sinistra dell’incolpevole Matosevic.

È il gol del 2-0, la rete che ha chiuso l’incontro, la terza per Menez in questo campionato e l’undicesima in assoluto con la maglia della Reggina.

Menez, 35 anni lo scorso 7 maggio, dopo il gol corre sotto la Curva Nord dello Stadio Granillo come se ne avesse da poco compiuti 20, mostrando orgoglioso il suo nome e il suo numero di maglia, “La maglia numero 7”.

Il 7 è un numero speciale per me”, disse il popolare “Houdini” appena approdato a Reggio Calabria nel giugno del 2020. Il 7, la maglia di Didier Deschamps, il suo idolo da bambino, quando la Francia vince il Mondiale del 1998; il 7 la maglia di Franck Ribery, il suo idolo da professionista; il 7, il giorno del suo esordio tra i professionisti in Ligue 1, il 7 agosto 2004 in Sochaux-Ajaccio. Il 7 è anche il numero dei minuti nei quali segna la prima tripletta della sua carriera, in Sochaux-Bordeaux del 22 gennaio 2005, il giorno in cui diventa il giocatore più giovane in assoluto ad aver segnato una tripletta della Ligue 1, il giorno in cui si rivela al grande calcio mondiale.

Da allora sono passati 17 anni, un’intera carriera calcistica alle spalle, contrassegnata da incredibili salite e da altrettanto repentine discese, una carriera dove il genio del dribbling, da qui il nickname Houdini, ha vestito le maglie di alcuni dei più importanti club del mondo: il Monaco, la Roma, il Paris Saint-Germain, il Milan, l’America di Città del Messico ed il Bordeaux.

Una carriera dove, oltre alla tecnica sopraffina, alla duttilità tattica, ha iniziato da trequartista per diventare ala, seconda punta e perfino centravanti di movimento o se preferite “Falso Nueve”, ed alla forza fisica, ha unito una capacità di adattamento fuori dal comune.

Non sono un caso i tanti titoli messi in bacheca e le 24 presenze nella Nazionale di Francia sotto la guida di Laurent Blanc con annessa partecipazione da protagonista agli Europei del 2012.

Dal giugno 2020 Jeremy Menez è a Reggio Calabria, un’avventura iniziata quasi in sordina dopo tre anni vissuti da giramondo tra Turchia e Messico, un’avventura che però sta regalando ai tifosi della Reggina gli ultimi abbaglianti scampoli della sua immensa classe.

Basti pensare all’aggancio di tacco al volo con cui, al 44’ di Reggina-Cittadella di questa stagione, libera in area Rivas, pensiamo alla tripla finta con cui, nello stesso match, Menez si libera per andare sul fondo e mettere sui piedi di Fabbian un pallone dove c’è scritto “Basta Spingere”.

Per non tacere della serpentina, con rete annessa, rifilata alla difesa della Salernitana, con cui il 26 settembre 2020 si è presentato ai suoi tifosi, dell’assist no-look per mandare in rete Folorunsho in Frosinone-Reggina del gennaio 2021 e ovviamente degli 11 gol già messi a segno.

“Jeremy con me in una stagione ha fatto 16 gol e non li ha più fatti”, ha dichiarato in estate Filippo Inzaghi appena firmato il contratto che lo legava alla Reggina. Una vera dichiarazione di sintonia tra il suo allenatore, colui che ha fatto della telepatia col gol e i compagni un mantra di vita, e “Houdini” Menez: un calciatore che non ci stancheremo mai di ammirare.

 

 

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