Hannes Fink: una vita al Südtirol

Storia di un legame unico nel vero senso della parola

 

 

Esiste un’immagine esemplificativa del rapporto tra Hannes Fink e il  Südtirol: il momento in cui il calciatore esulta insieme ai suoi tifosi dopo il match che ha sancito la prima storica promozione in Serie BKT.

Un momento discordante per certi versi, che racconta della massima unione tra idolo e tifosi, ma che contempla anche la sua separazione, perché quella è esattamente  l’ultima partita da calciatore del ragazzo di Bolzano.

Il calcio contemporaneo si è prestato in poche occasioni a storie di  calciatori fedeli ad una maglia per quasi tutta la durata della loro carriera. Lo stereotipo della “bandiera” sta andando volta per volta a sbiadirsi, il ciclo di vita professionale di un calciatore è più abitualmente costellato da diversi cambi di maglia ovviamente legittimi, ma che poco sposano il concetto romantico di immedesimazione in una sola squadra, una sola tifoseria, tanto caro ad alcuni giocatori.

Ma come in qualsiasi contesto c’è una eccezione che conferma la regola. Può capitare ad esempio di imbattersi nella storia di Hannes Fink.

Di Bolzano, per il Südtirol 

La storia di Fink è tremendamente appassionante, perché è tanto, troppo diversa rispetto alle altre riguardanti i rapporti simbiotici tra una piazza e un calciatore. Cercate un professionista che ha speso l’intera carriera con la stessa squadra tra le soppresse C2-C1 e la Serie C, senza mai fare il grande salto nonostante le possibilità emerse.

Spoiler: non lo troverete.

Francesco Magnanelli, per fare un esempio concettualmente vicino, non ha colorato il proprio viaggio nel mondo del calcio esclusivamente con il neroverde del Sassuolo, che ha onorato per diciassette stagioni, avendo precedentemente racimolato poco più di 20 presenze in altre realtà. A Fink questo non è successo: lui, nato a Bolzano, è stato totalmente dedito al suo Südtirol: come può non incantare tutto ciò?

Arrivato al Südtirol ad appena undici anni, il classe ’84 ha collezionato 19.556 minuti in campo a difendere i colori ai quali tanto ha dato (e dai quali, certamente, altrettanto avrà ricevuto). Il debutto in prima squadra arriva ad appena 16 anni, e nel suo lunghissimo percorso, nonostante sia nato e ritirato come centrocampista, ha fatto tante cose in tanti ruoli: ala, trequartista, esterno. Il tutto guidato dal mantra del carisma, peculiarità dei leader non solo tecnici ma anche carismatici.

Oltre alla semplice, ma appassionante, visione della carriera dell’ex centrocampista, c’è un’altra sottolineatura da fare: nelle 331 presenze da professionista, Fink è stato espulso una sola volta. Un tratto impressionante, considerando che ha vissuto nella zona di campo in cui si concentra il gioco, ovvero la mediana.

L’ultimo viaggio

Fink è stato il collante tra il Südtirol del passato e quello del presente, e ha guidato una crescita societaria che è stata netta ed evidente in questi anni, tanto sotto l’aspetto sportivo quanto infrastrutturale, anche se è possibile, quasi necessario, mescolarne i risvolti.

Ha visto il Südtirol evolversi e diventare un gioiellino calcistico per modus operandi e attenzione alla gestione societaria in senso lato. Il tutto non venendo mai meno alla prova del campo.

L’ultimo atto del testamento d’amore di Hannes Fink per il Südtirol è paradossalmente il ritiro dal mondo del calcio subito dopo aver ottenuto la prima storica promozione del club in Serie BKT. Perché chi ama sa anche quando lasciar andare, non prima di averti tenuto per mano lungo la parte a volte ostica del percorso.

Il disegno di Fink è stato portato a termine, spetterà al futuro consentire la sua trasformazione da calciatore a dirigente, ovviamente con indosso un abito contenete il logo del suo cuore, quello del Südtirol.

 

 

 

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