Giochiamo in casa... a Perugia

In attesa della ripartenza diamo la parola ai tifosi della Serie BKT, per tenere viva l’emozione.

 

 

Per Giochiamo in casa, l’iniziativa solidale sviluppata nell’ambito della sponsorship della Serie BKT, siamo andati alla scoperta del Perugia e del suo modo di interpretare il calcio. Lo abbiamo fatto con Francesco, che da oltre quarant’anni segue la sua squadra.

Tra le compagini militanti nel campionato 2019/2020, i Grifoni sono quelli che vantano una storia da vera rockstar di provincia.

Sì perché al Curi, negli anni, è successo un po’ di tutto. Dai campionati in Serie cadetta alle promozioni in A, dalla Uefa alle rifondazioni. Sfiorare lo scudetto e poi fallire. I primati: prima squadra a vantare l’imbattibilità di un intero campionato di A, prima squadra con lo sponsor di maglia, prima a interpretare lo sport come uno show. È il Perugia dei Miracoli, che vive il calcio in maniera spregiudicata, affascinante, unica. Nell’intervista che segue, Francesco afferma di amare le stagioni tranquille, sobrie. Tifando una squadra come la sua, è un desiderio che possiamo capire bene.

Lei ha ricevuto un regalo da parte della Serie BKT che premia la sua fedeltà da tifoso. Quanto è importante questo sentimento?

Per me è tutto il Perugia. Io non ho nessun’altra squadra, fuori dal Perugia. Quando è arrivato il pacco, ci sono rimasto. È stata una vera sorpresa, vi ringrazio infinitamente.
Ma va allo stadio tutte le domeniche?

Sì, fino adesso sì, consideri che ho novant’anni. Ci vado sempre, anche se gioca di sera. Del resto, ho l’abbonamento.
E com’è stato vivere senza calcio?

Difficile. Perché c’era un grande timore di questa malattia. Poi a questa età, la paura era anche maggiore. Dalle mie parti si dice “la capra è cotta”. Sa, a un tratto ci hanno tolto tutto quanto, non si poteva più uscire, andare a ballare, andare allo stadio. È stata molto dura.
Cosa pensa della sua squadra, in questo momento?

È una società che definisco calma. È una squadra costruita per non fare soffrire i tifosi, senza paure di retrocessione. Il presidente è una persona bravissima, cerca di far collaborare le persone, lavora bene. Mi piace quando la situazione è calma, senza troppi proclami.
Lei si ricorda quando è diventato un tifoso del Perugia?

Io sono nativo di Collazzone, addirittura della frazione di Casalalta. E lì c’era la passione di andare allo stadio. E allora una volta con quello, una volta con quell’altro, non appena potevo, andavo a vedere il Perugia. A quei tempi non avevo l’auto, per cui dovevo sempre contare sul passaggio di qualcuno. L’abbonamento è arrivato in seguito.
Di tutti gli anni da tifoso, qual è stata la partita più emozionante che ha visto?

A questo non so rispondere, perché quando c’è la partita, per me è sempre una sorta di finale. Le partite del Perugia mi piacciono tutte.
Cosa spera per la sua squadra nel prossimo campionato?

Di fare i playoff. Solitamente noi, quando cominciamo un campionato, siamo sempre veloci a far punti. Se succede anche alla ripresa, possiamo puntare in alto.
Se dovesse mandare un messaggio a tutti gli altri tifosi, in questo momento, cosa gli direbbe?

Che dobbiamo stare col presidente e con i giocatori. Dobbiamo avere pazienza, in attesa che il campionato cominci. Ed è così che faremo un bel campionato di B. E poi chissà, magari può scappare anche una Serie A. Il presidente la volontà ce la mette. E non si sa mai. Parlando di promozione, tutti noi dobbiamo sostenere la squadra. Riuscirci, non è solo una questione di soldi. C’è anche il supporto del tifo, bisogna considerare gli infortuni, le partite, gli investimenti. Per concludere, io tifo Perugia.

 

 

 

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