“El Bati” Larrivey, migliorato col tempo

Il calciatore argentino aveva un conto aperto con il campionato italiano. Ora a Cosenza il cerchio potrebbe chiudersi

Nella foto La Presse Larrivey

 

La scorsa stagione di Serie BKT del Cosenza si era conclusa in festa allo stadio “Marulla” grazie alla vittoria per 2-0 sul Vicenza nella gara di ritorno dei playout. 
In virtù di quell’importante successo, ottenuto ribaltando la sconfitta per 1-0 dell’andata, i Lupi sono riusciti a difendere la categoria e quindi a partecipare ad una delle edizioni più competitive degli ultimi anni della Serie BKT. La gara contro il Vicenza ha avuto diversi protagonisti, tra cui i giovanissimi Aldo Florenzi e Massimo Zilli, ma un solo uomo copertina: l’autore della doppietta Joaquin Larrivey
Il nuovo torneo cadetto per i rossoblù è cominciato al “Vigorito” di Benevento con 3 punti non scontati e sofferti. Per battere la più quotata Strega sono stati utili gli interventi del portiere Kristjan Matosevic così come gli attenti accorgimenti a partita in corso di mister Davide Dionigi. Anche in questo frangente, però, il mattatore della serata è stato El Bati, che con l’astuzia e la ferocia del rapace d’area ha sfruttato un errato disimpegno di Andres Tello e ha gonfiato la rete. Tre marcature nelle ultime 2 partite di Serie BKT: l’attaccante argentino in Calabria sta vivendo una seconda giovinezza e ha ripreso esattamente da dove aveva concluso. In una compagine molto organizzata e determinata, è il suo istinto da bomber a fare la differenza e decidere i risultati.


La carriera del calciatore, cresciuto con un soprannome pesantissimo legato alla sua somiglianza fisica (come spesso accade in Argentina) con Gabriel Omar Batistuta, è sempre stata un’altalena. 
Tonfi pesanti, exploit imprevedibili, scelte di vita singolari e nuove rinascite. Arrivato in Italia alla soglia dei 23 anni prelevato dall’Huracan, Larrivey non ha avuto un rapporto idilliaco con la Serie A. Nei primi anni con la maglia del Cagliari fatica a far emergere le proprie abilità e viene girato due volte in prestito, prima al Velez e poi al Colòn con l’obiettivo di far aumentare il suo minutaggio. Nella seconda parentesi in patria riesce a segnare 4 gol e torna alla base decisamente rinfrancato nel morale. 
Nel 2011-2012 vive il suo unico anno in doppia cifra nel massimo campionato italiano, togliendosi la soddisfazione di realizzare due triplette. La prima in Coppa Italia all’Albinoleffe e la seconda, inutile ai fini del punteggio finale che recita 3-6 seppur iconica, in casa del Napoli con la particolarità di aver siglato tutte le reti di testa.

 

“El Bati” Larrivey il giramondo

 
L’annata successiva, però, è da dimenticare. Sei mesi opachi in Sardegna, altri 6 in Messico: per molti uno stop troppo brusco da cui ripartire. Nel momento apparentemente peggiore, la punta riesce invece a trovare la propria dimensione ideale. Si trasferisce in Liga, al Rayo Vallecano, e all’età di 29 anni conclude il suo primo torneo sopra i 10 gol. Nella stagione seguente cambia club, ma non paese. Firma per il Celta Vigo e realizza altre 11 reti. Nella piena maturità calcistica l’attaccante argentino pare aver capito come e dove esprimersi al massimo delle sue potenzialità. Quando tutto lascerebbe pensare a una lunga permanenza in Spagna, però, il calciatore decide di diventare un giramondo: viene ceduto negli Emirati Arabi e da lì comincia un lungo pellegrinaggio. Giappone, Paraguay e Cile le ulteriori destinazioni del suo lungo viaggio, un’unica costante: il gol. 
Dopo aver fatto enorme fatica nella prima parte di carriera, El Bati gonfia la rete 101 volte in 5 anni e mezzo.
A 37 anni, non pago della bellissima seconda parte di carriera, l’attaccante torna in Europa con l’obiettivo di risolvere il suo più grande conto in sospeso: il campionato italiano. La grande intuizione del direttore sportivo Roberto Goretti regala a mister Pierpaolo Bisoli un calciatore in grado di incidere sin da subito e siglare 8 reti in soli 5 mesi di Serie BKT. Gol dal peso specifico enorme, che può segnare solo chi ha le spalle larghissime dopo anni passati ad assorbire critiche per poi restituirle. Basare l’attacco della squadra anche in questo campionato su un profilo classe 1984 poteva sembrare un azzardo, ma il neodirettore Roberto Gemmi ha saputo guardare oltre la carta d’identità e dare continuità a una delle più solide certezze della rosa. 
Joaquin Larrivey non si è mai fermato e non intende cominciare a farlo proprio adesso.

 

 

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