Il Genoa nel racconto e nella cultura popolare

Il club più antico d'Italia è sinonimo di tradizione calcistica e culturale

 

 

Raccontare la storia del Genoa significa ribadire di essere davanti alla compagine più antica l’Italia, fiorita nel 1893 e ancora oggi in attività (l’unica delle sette che costituirono, nel 1898, la FIGC).

Il Genoa, il club che ha vinto la Serie BKT più volte (6) tra le partecipanti, restituisce agli interessati e ai visitatori un mondo di aneddoti, retroscena e peculiarità immaginifiche.

L’importanza del Genoa per il mondo del calcio

Il Genoa ha aiutato il calcio in più momenti e per disparate circostanze. Un esempio è riscontrabile nell’origine che è poco conosciuta ma è proprio colorata di rossoblù dell’utilizzo dell’appellativo “mister”, oggi quotidianamente utilizzato ma generato proprio dal Grifone, dato che era questo l’appellativo con il quale i calciatori si rivolgevano a William Garbutt, che guidò il club ligure dal 1912 al 1927.

La componente internazionale è ricorrente nei discorsi riguardanti il Genoa, ed è una fattispecie tanto contro intuitiva quanto affascinante se si considera che parliamo del club più antico d’Italia, condizione che lo lega molto all’apologia del calcio italiano, ma che mente, non rivelando le origini forestiere della tradizione del club.

Il primo riferimento “straniero” è da riscontrare proprio al momento della fondazione, dato che questo merito è da riconoscere a un folto gruppo di distinti uomini britannici, tra i quali successivamente avrebbe meritato una sottolineatura Charles Alfred Payton, primo patrono del Genoa, che nel 1906 venne addirittura insignito del titolo di Membro dell’Ordine dell’Impero Britannico. Non è un caso che il Genoa sia ufficialmente il “Genoa Cricket and Football Club”, proprio perché il cricket era una delle discipline praticate da questi giovani sportivi.

Los Xeneizes


Italia-Inghilterra connection, dunque, ma bisognerebbe aggiungere una tappa anche dall’altra parte dell’oceano, precisamente a La Boca, il quartiere più colorato di Buenos Aires, che per tanti anni è stato porto e porta d’ingresso per l’Argentina.

Qui è nato, e rinasce ogni giorno grazie alla folgorante passione che contraddistingue quelle lande, il Boca Juniors. Cosa c’entra con il Genoa?

Siamo qui per questo: il soprannome del Boca è Los Xeneizes, i genovesi. Il tutto perché erano di origine proprio ligure la maggior parte dei marinai che, nel 1905, fondarono il Boca, desiderosi di occupare con il calcio le poche ore libere al termine delle estenuanti giornate di lavoro tra i ritmi frenetici e le tangibili fatiche che in quegli anni Buenos Aires richiedeva per una ricerca di una migliore condizione di vita. Inghilterra-Italia-Argentina: tre paesi diametralmente opposti per usi, costumi e localizzazione, eppure uniti da un’unica entità, il Genoa.

Il Genoa e la passione letteraria

Genova è stata una città spesso divisiva nella storia della letteratura: Dante mandò i genovesi all’inferno, perché rei di essere uomini diversi, pien d’ogni magagna; Petrarca non era di questo avviso, perché sosteneva che del capoluogo ligure “ammirerai ora il comportamento dei cittadini, la posizione dei luoghi, lo splendore degli edifici e soprattutto la flotta, formidabile e temibile per ogni nazione come è stato scritto di quella di Tiro”.

Due citazioni per esemplificare una varietà di pareri che è stata trasportata, successivamente anche nel calcio.

È inevitabile menzionare Fabrizio De André come massimo artista (tra l’altro genovese) collegabile al Genoa. Una relazione simbiotica sin dalla nascita di Faber, accolto dal mondo il 18 febbraio 1940, data in cui quella che poi divenne la sua squadra era in campo in quel di Novara, in una partita persa 3-1. De André, nel corso della sua vita piena di arte, ebbe spesso modo di menzionare il Genoa, eppure non scrisse nessuna canzone in merito, perché: “Al Genoa avrei scritto una canzone d’amore, ma non lo faccio perché per fare canzoni bisogna conservare un certo distacco verso quello che scrivi. Invece il Genoa mi coinvolge troppo”.

Il Genoa, per De André, come da lui stesso dichiarato, “era una malattia”. Il cantautore era un grandissimo tifoso non solo dei rossoblu, bensì del calcio in tante sue manifestazioni: seguiva tante partite, annotava curiosità e dati, addirittura ipotesi sulle quote salvezza e le probabili formazioni.

Una passione, quella per il Genoa, che De André ebbe modo di condividere con Don Andrea Gallo, un prete che tanto ha fatto per quella terra e che al contempo tanto ha amato il club con il quale abbiamo riempito questa narrazione.

Non era degli stessi avvisi Gino Paoli, che non vedeva il tifo – riprendendo ancora De André – “come un bisogno forse infantile ma pur sempre umano di identificarsi in un gruppo che ha come fine la lotta per la vittoria contro altri gruppi”, bensì come “una saga paesana”, parlando della storica rivalità tra Genoa e Sampdoria.

Pareri discordanti, certamente rispettabili.

Oggi il Genoa si prepara ad affrontare il campionato di Serie BKT, dove vorrà certamente competere da protagonista. A sovrintendere il processo ci sarà il fondo statunitense 777 Partners, a ulteriore testimonianza che il Genoa è simbolo di territorialità, storia, respiro internazionale, fascino e modernità.

 

 

 

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