Giochiamo in casa... Empoli

La fedelissima Annamaria Sembloni ci racconta le emozioni di 40 anni di Castellani

 

 

Da sempre, quando dici Empoli, dici una squadra che ha saputo regalare emozioni da cardiopalma ai suoi tifosi, che ha vissuto incredibili campionati di Serie A e che, tra le sue fila, ha annoverato grandissimi campioni. Parliamo di una piccola città della Toscana che, senza troppi riflettori addosso, compie da anni vere e proprie imprese sportive, tra le quali la partecipazione in Uefa nel 2007-2008.

Per scoprirla, nell’ambito dell’attività solidale Giochiamo in casa, abbiamo scelto di farcela raccontare da una delle sue tifose più fedeli, Annamaria Sembloni che, da oltre quarant’anni, insieme al marito, vive il batticuore empolese al Castellani (ma spesso anche in trasferta).

MA QUANTO È FORTE IL SENTIMENTO DELLA SIGNORA ANNAMARIA TIFOSA?

Allora guardi, non lo metto al primo posto, perché al primo posto ci sono la famiglia, mio marito e la salute, però per il resto, per me, il calcio è una cosa troppo bella. Bellissima.

COME È NATA QUESTA PASSIONE PER L’EMPOLI?

Prima di sposarmi, non avevo un grande interesse per il calcio.

Poi quando ho incontrato mio marito e siamo venuti a vivere a Empoli, perché siamo nativi di Siena, lui da subito ha incominciato ad andare allo stadio; le parlo del 1965. Per quanto riguarda me, all’inizio non è che mi dicesse più di tanto così, invece di seguirlo, gli andavo incontro prima che finisse la partita. Per me voleva dire fare una passeggiata; lo stadio distava meno di un chilometro da casa mia. In quegli anni c’era la tradizione di aprire i cancelli durante il secondo tempo. A forza di andarci ho fatto delle amicizie e mi ci sono appassionata. Successivamente siamo tornati a vivere qui, nella zona stadio, a trecento metri dall’impianto. Da quel momento è nata l’amicizia coi calciatori e coi dirigenti, alcuni li conosco benissimo. Dipenderà dal fatto che a me piace il dialogo, mi piace la compagnia. E ora in questo periodo, senza partite, c’è un vuoto enorme attorno a noi.

QUINDI PER LEI IL CALCIO È UN VALORE CHE CREA COMUNITÀ.

Certamente. Io ora combatto, anche con me stessa, perché parlano di tutto ma non parlano di qualcosa che serva a farlo ripartire, questo calcio. È importante per le persone, per gli adulti e i giovani, è un elemento vitale perché il calcio fa parte di noi stessi. Non a tutti può piacere, ma io credo che in Italia, non voglio dire il 90% ma l’80% delle persone credo ami il calcio, tra Serie B, Serie A, la C dei paesi più piccoli: io la vedo così.

NEL PACCO HA RICEVUTO UN ALMANACCO, UN’ANTOLOGIA DI CAMPIONATI E PARTITE. QUAL È STATO IL MOMENTO PIÙ EMOZIONANTE VISSUTO NEI SUOI ANNI DA TIFOSA?

L’emozione più bella per noi di Empoli è stata la prima serie A. Però il match che ci ha fatto provare un sentimento incredibile, è stato quello spareggio che abbiamo fatto col Vicenza (Empoli-Vicenza 3-2 del 2012 n.d.r.). Abbiamo giocato qui a Empoli, di notte, e una delle due formazioni doveva retrocedere. Quel giorno il Vicenza era in vantaggio su di noi; loro si stavano salvando e noi si doveva scendere di categoria. Poi è successo di tutto. C’è stato un rigore parato, era una partita in cui con il pareggio ci si salvava noi, poi è arrivato Maccarone che all’ultimo minuto ha segnato uno spettacolare goal facendoci vincere.

Quella è stata l’emozione più grande che abbiamo vissuto, non lo dico solo io, i tifosi empolesi lo dicono tutti.

Poi la Serie A, la Serie A non si tocca guardi, per una città piccola come la nostra, rappresenta una grande fierezza. La prima Serie A è arrivata nell’86, io c’ho lo scudettino a casa (Inter-Empoli 0-1 n.d.r.).

Posso dirle una cosa? Parlando di A, io ci spero ancora. Perché se noi si riesce a far ripartire il calcio, io spero ancora nei playoff guardi. Pensi fino a che punto sono tifosa.

QUINDI NUTRE ANCORA DELLE SPERANZE PER QUESTO CAMPIONATO?

Sì le speranze ci sono ancora. Il presidente Corsi ce lo dice sempre; lui ci spera e anche noi tifosi tutti ci si spera. Perché se riparte il campionato, noi si può entrare nei playoff, perché ora siamo fuori per un punto. Per un punto c’è il Chievo prima di noi ha capito?

Mentre parlo ho mio marito alle spalle che mi dice: “Digli che noi sono quasi cinquant’anni che abbiamo l’abbonamento”.

È vero. Mio marito dagli anni Sessanta e io Ottanta, più o meno.

Questi siamo noi.

MA SE POTESSE TORNARE INDIETRO LO RIFAREBBE?

Sì certo. E le dico, a volte mi prende un po’ di malinconia, perché abbiamo ormai una certa età. Eppure io nutro la speranza di vedere l’Empoli ancora per tanti anni. Lei mi chiede se io, tornando indietro lo rifarei? Ma non una volta, di più! Ho tanti amici allo stadio, ma tanti davvero, anche tra i giocatori. Mi ha chiamato Bandinelli in questi giorni per dirmi del pacco. Mi ha chiesto se sono stata contenta. Abbiamo parlato della targa, io l’ho qui sul mobile, è stata una gioia riceverla.

I SUOI AMICI DELLO STADIO: LI HA SENTITI IN QUESTO PERIODO DI LOCKDOWN?

Sì tutti quanti. Mi hanno chiamato quando è uscita la mia fotografia sui giornali, su La Nazione e sul Tirreno: un bellissimo articolo.

Ho amici in tutto lo stadio, alcuni anche tra gli ultras. Anche se non fanno parte della mia categoria, guardi io ci sono affezionata. Loro vanno in trasferta, noi in trasferta ci andavamo prima, ma ora è qualche anno che cerchiamo di limitare questi rischi. Siamo stati a Torino, a Milano, a vedere l’Inter… lo abbiamo fatto per tanti anni. Ora, dico io a mio marito: si vuole continuare ad andare a vedere l’Empoli? Regoliamoci. Non che fuori non si vada più, anche l’anno scorso siamo andati. Qualche trasferta meno a rischio, qualcuna abbastanza vicina, Genova, Parma…

Per dirle, a vedere la Juve in trasferta ci siamo andati tre volte. Però con la Juve di solito ci fanno giocare in serale, a volte addirittura nel sabato di Pasqua. E questo per noi vuol dire tornare a casa alle quattro, quattro e mezza di notte.

Quindi son contenta però… diamoci una regolata!

Mamma mia che piacere mi ha fatto, questa chiamata è una gioia.

SENTA, MA LEI SE LO RICORDA UN TRIESTINA-EMPOLI 3-4?

Se lo ricordo?

CON TAVANO CHE SEGNAVA?

Certamente! Mi ricordo che… (sospiro). Allora lavoravo, ma il mio titolare era appassionato come me e tenevamo la radio accesa, per ascoltare la cronaca della partita.

Mi ricordo anche quello di Cesena, quello del rigore sbagliato con il Brescia. Si fece questo spareggio in campo neutro. Ora mi sfugge il nome di chi ha tirato il rigore all’ultimo, ma l’ha sbagliato e noi siamo tornati a casa con una tristezza…

Poi guardi, facciamo anche questa battuta, tanto che ci siamo, lei mi ha dato questa opportunità di parlare. Pensiamo a quanti giocatori e anche allenatori (ci voglio mettere anche loro) che sono passati da Empoli e che ora giocano nelle prime squadre. Prenda per esempio Rugani, che eravamo tanto amici, c’ho la maglia di Rugani, la maglia di Mário Rui, Hysaj, Montella… se si va indietro, quanti campioni sono venuti fuori di qui!

Noi abbiamo vissuto tutte queste esperienze, con l’Empoli.

Anche salutare un giocatore che va via fa parte dell’essere tifosi. Mi ricordo Paredes che ha militato con noi. Alcuni hanno giocato per poco tempo, ma altri hanno fatto carriera: per esempio Di Natale ci è stato una vita, è cresciuto qui.

Anche l’ultimo, Di Lorenzo, che è della Garfagnana. Lui era all’Empoli ed è andato al Napoli, ci è tuttora. È stato anche convocato in Nazionale qualche volta, anche se poi non ha giocato.

Sono tutte soddisfazioni che a noi ci riempiono di gioia.

PER CONCLUDERE QUESTA SPLENDIDA INTERVISTA, CHE MESSAGGIO VUOLE MANDARE AGLI ALTRI TIFOSI CHE, IN QUESTO MOMENTO “GIOCANO IN CASA?”

Allora io dico: rispettiamo le regole; sono di questo principio. Non ci facciamo prendere dall’entusiasmo di uscire tutti come prima. No.

Io dico rispettiamo le regole, si deve giocare a porte chiuse.

Se si vuole stare ad aspettare, con le dovute distanze ci si va, ad aspettare i giocatori. Lo dico anche ai miei amici e ai miei tifosi: rispettiamo le regole se si vuole arrivare a una soluzione buona, anche se è ancora presto.

 

 

 

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