Elogio a Gigi Riva, il Rombo di Tuono del Cagliari

Giocatore leggendario per il Cagliari e la Nazionale, il suo nome resta indelebile nella storia del calcio italiano

Nella foto LaPresse Gigi Riva in azione con l'Italia al Mondiale 1970

 

Quando il 1° luglio del 1963 Luigi Riva si imbarca sull’aereo che lo porta dall’Aeroporto di Malpensa a quello di Cagliari il primo pensiero è quello di scendere di corsa e scappare via.  

“La Sardegna allora non era quella di oggi – dirà anni dopo in una famosa intervista concessa al compianto Gianni Mura - era il posto dove mandavano i carabinieri per punizione. Un aereo che non andava oltre i quattromila metri, un viaggio da incubo”.

Riva in quel caldissimo pomeriggio d’estate di inizio Anni Sessanta non sapeva che, quel giorno, sarebbe stato solo il primo degli oltre ventimila passati nel corso della sua vita in Sardegna. Per la precisione 21.674 nel giorno del suo 78° compleanno, il giorno in cui Cagliari ed il Cagliari Calcio, come regalo, gli dedicano l'uscita al cinema del docufilm sulla sua vita, firmato da Riccardo Milani "Nel nostro cielo un rombo di tuono”.

Quattordici campionati da calciatore, uno da presidente, 315 partite, 164 reti, uno scudetto cucito sul petto, due figli, 49 anni: praticamente un’intera vita sarda.

Quella di Riva è un’adolescenza affatto semplice, figlio della Seconda Guerra Mondiale, Gigi Riva nasce a Leggiuno, in Provincia di Varese, il 7 novembre 1944. Papà Ugo muore sul lavoro quando Gigi ha solo 9 anni e mamma Edis, con l’aiuto decisivo della sorella maggiore Fausta, lo cresce tra mille difficoltà sociali ed economiche.

Il piccolo Riva vive tra casa e collegio finché a fine anni ‘50 non scopre la passione per il calcio. È l’evento che gli cambierà la vita. Inizia giovanissimo nel Laveno Mombello da cui, nel 1962, viene prelevato dal Legnano che ai tempi militava in Serie C. In quel primo campionato tra i grandi, Riva, nemmeno maggiorenne, gioca 22 volte e segna 5 reti.

Al tempo, per economizzare sul costo dei viaggi, il Cagliari giocava due partite in casa e due in trasferta alternativamente e quando era in “Continente” faceva base a Legnano.

Tra le nebbie lombarde, quasi di nascosto, il tecnico Arturo Silvestri ed il vicepresidente Andrea Arrica del Casteddu, andavano a “sbirciare” il giovanissimo Ul furzelina”, la forchetta, come era soprannominato da ragazzino Riva. Impossibile non innamorarsene e va così che a fine febbraio del 1963 viene chiuso l’accordo per l’acquisto del futuro Rombo di Tuono per un valore complessivo di 37 milioni di lire.

L’affare rischia di saltare quando, alla fine del primo tempo di Italia-Spagna Juniores, marzo 1963 il Presidentissimo del Bologna Renato Dall’Ara, offre ai Lilla 50 milioni per comprare Riva, ma la parola era stata data e per la stagione 1963-1964 l’ala sinistra di Leggiuno passa al Cagliari in Serie B.

Arriva subito la prima storica promozione in Serie A, il contributo di “Gigi” è di 28 partite e 8 reti.

E poi la scalata ai quartieri alti del massimo campionato italiano, le partecipazioni alla Mitropa Cup e alla Coppa delle Fiere, la Coppa Italia svanita di un soffio nel 1969, i tre titoli di capocannoniere della Serie A.

Il 12 aprile del 1970 l’apoteosi, lo storico scudetto con la formazione che è ormai una cantilena in Sardegna: Albertosi, Martiradonna, Zignoli, Cera, Niccolai, Tomasini, Domenghini, Nenè, Gori, Greatti, “Giggirriva”.

Poi la storia calcistica tra Riva ed il Cagliari prosegue altri sei anni.

Sì, perché Riva rimane in Sardegna, nonostante la corte della Juventus di Agnelli e dell’Inter di Moratti Padre, “Ogni anno, sapendomi interista, Moratti mi mandava una sterlina d'oro per Natale”.

Fino a quando, il 1° febbraio 1976, sul terreno del Sant'Elia, durante un Cagliari-Milan, il fisico di Rombo di Tuono, travolto dagli infortuni patiti in Nazionale, decide che è tempo di chiudere con il calcio giocato. Al tempo Riva aveva solo 32 anni.

Nazionale che è, ovviamente, l’altra faccia della medaglia della sua carriera. In azzurro l’icona assoluta del calcio italiano conta 42 presenze e 35 reti, ancora oggi record assoluto, un titolo Europeo a Roma nel 1968, secondo posto nella Coppa del Mondo a Messico 70.  Poi 23 anni da team manager della Nazionale, dal 1990 al 2013.

Tutti elementi che concorrono a fare di Riva un membro della Hall of Fame del Calcio italiano oltre che Grande Ufficiale della Repubblica Italiana per meriti sportivi.

Tutto grazie a Cagliari, tutto in compagnia di Cagliari.

“Sono arrivato in Sardegna massacrato dalla vita, incazzato, chiuso e anche cattivo – ha rivelato Riva il giorno del suo 70° compleanno – quando mi toccavano reagivo. Ero senza famiglia e ne ho trovate tante: quella del pescatore che m'invitava a cena, quella dell'edicolante, del macellaio, del pastore, quella della squadra e della città”.

 

 

 

 

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