Intervista a Stefan Schwoch: "Il Bomber di sempre"

 

 

Stefan Schwoch è nato a Bolzano il 19 ottobre e 1969 e, dopo le esperienze in Interregionale con Passirio Merano e Benacense Riva, a 20 anni approda in C2 alla Spal con la quale segna 1 gol. Da qui il passaggio al Crevalcore, società di Interregionale nella quale milita due stagioni segnando 30 reti. Nello spareggio (perso) per salire in C2 contro l’Oltrepo gioca due gare splendide e, Paolo Chierico, allenatore degli oltrepadani quando firma per il Pavia in C2 lo indica al presidente Achilli.

Schwoch gioca due anni a Pavia (19 gol) e quando Achilli rileva il Livorno in C2 porta con sé l’attaccante (19 gol in un campionato). Stefan viene ceduto al Ravenna, vince la C1 segnando 21 gol e all’esordio in B va in rete 8 volte.

Nella stagione 1997-98 passa al Venezia, anche qui vince il campionato (17 gol) e viene confermato in Serie A, dove nella prima parte di stagione segna 2 volte. Nel gennaio 1999 va a Napoli, anche qui un anno e mezzo nel quale fa 28 gol e contribuisce al ritorno in A della squadra allenata da Novellino. Viene ceduto al Torino, gioca un campionato di B, segna 8 volte e permette al Toro di tornare in Serie A (allenatore Camolese).

Dal 2001 al 2008 è a Vicenza dove con 74 reti diventa il simbolo della squadra.

Nell’ultimo numero del “B Magazine” abbiamo pubblicato un’intervista a Lamberto Zauli, trequartista di ottima tecnica che, a cavallo tra gli anni Novanta e Duemila, si fece notare in B ma anche in A. Meno di quanto avrebbe potuto fare, comunque. Un po’ come l’ex compagno di squadra, ai tempi del Vicenza, Stefan Schwoch, un attaccante che come pochi, nella storia, ha saputo perforare le difese della B (ha segnato la bellezza di 135 reti in 382 gare con le maglie di Ravenna, Venezia, Napoli, Torino e, appunto, Vicenza). In questo numero parleremo di lui. Stefan oggi ha lasciato il mondo del calcio e svolge la professione di consulente finanziario.
Iniziamo dalla fine. Come mai non è rimasto nell’ambiente del calcio?

«Perché c’è pochissima meritocrazia. Per di più, non esiste la possibilità di una continuità lavorativa. Per chi ha una famiglia questo aspetto è assolutamente necessario. E, poi, adesso trascorro i sabati e le domeniche coi miei cari. Per questo ho preferito cambiare lavoro e mi sono rimesso in gioco».

Immagino che abbia dovuto studiare.

«Questo è stato l’aspetto più faticoso. Ho superato un esame non facile, incentrato sul diritto e su materie bancarie. Materie non proprio legate al mio passato, insomma. Però devo dire che questa nuova esperienza mi sta dando parecchi nuovi stimoli.»

Torniamo al calcio. Lei è il simbolo dei bomber della B.

«È qualcosa di cui vado fiero e che mi riporta, con la mente a… »

Continua a leggere l’intervista su B Magazine.

 

 

 

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